Farewells, ci risiamo!
Periodo in cui “nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
È proprio così che mi sento ad Aprile quando inizia il susseguirsi delle notizie su chi va e su chi resta. Quest’anno ci sarà un vero e proprio esodo qui, lo sapevo, ero preparata o forse credevo solo di esserlo. Non capisco più bene come mi sento a riguardo, in realtà.
Chi vive in comunità prevalentemente expat sa bene quello che sto cercando di dire, che cosa sono davvero i farewells.
Quando vivevo a Londra o in California dove bene o male sono tutti più “stanziali”, questo flusso migratorio c’era, ma lo vivevo molto meno.
Qui, invece, si sa che prima o poi partiremo tutti.
E ci sono anni in cui questo accade più di altri: quest’anno davvero i 3/4 dei nostri amici partiranno e così i loro figli. Saranno due mesi fatti di un continuo susseguirsi di arrivederci, alcuni definitivi, altri temporanei, ma pur sempre di arrivederci.
Ormai lo so con chi rimarrò in contatto e con chi no. Con il tempo ho imparato a capire con chi si è seminato qualcosa che durerà. Con alcuni “nulla si crea e nulla si distrugge” appunto, ci si frequenta per un anno o due, anche tutti i giorni assiduamente e poi… puff! Spariti!
Si rimane immagini su Facebook su cui cliccare sempre meno.
Con altri grazie a Whatsapp e a tecnologie varie si rimane in contatto, si programma di rivedersi un giorno lontano e la maggior parte delle volte ci si riesce pure.
Rifletto molto in questi momenti e cerco di capire come vivo questo susseguirsi di relazioni che vanno e vengono, che diventano profondissime in fretta perché si sa che non c’è tempo da perdere o che all’opposto rimangono costantemente sulla superficie dello “small talk”.
A volte mi paiono un dispendio di energie inutili, a volte un’enorme ricchezza.
Ed oscillo tra la voglia di non affezionarmi più a nessuno e la necessità di avere dei riferimenti su cui costruire una routine di vita quotidiana.
Ogni Aprile è così… la fine della scuola si avvicina e si programmano i Farewells.
Le mie amicizie più profonde, tolte rare eccezioni, sono di fatto nate all’estero, quindi, quando recupero lucidità mi dico che ne vale sicuramente la pena.
Ma questo rito di saluti che sta per cominciare nuovamente sarà emotivamente sfiancante, continuerò a fingere di esserci abituata, di avere un enorme “callo” a riguardo, ma in fondo in fondo tutto ciò mi rattrista… e magari è anche sano che sia così.
Perché questa è anche la dolce amara bellezza di questa vita in espatrio che ti porta a conoscere tantissime persone che mai avresti conosciuto vivendo in un solo luogo, ma che ti è dato alla fine frequentare solo per un tempo limitato.
Ma dopo 12 anni di arrivederci una cosa l’ho imparata, e mi affido ad una famosa frase di Winnie Pooh per dirlo:
“How lucky I am to have something that makes saying goodbye so hard”
Lo trovo molto vero, e voi?
Monica, India
Non ricordavo Winnie Pooh fosse così saggio. Ma ha proprio ragione!
Hai visto! Quel piccolo orsetto giallo la sa lunga! 🙂